S.Agostino ( Saturno )

La Chiesa di Sant’Agostino, oggi sede del Museo Espositivo Diocesano , si erge su Piazzetta Saturno. Di aspetto trecentesco, essa fu l’antico tempio dei Cavalieri Templari. Con lo scioglimento dei Templari – avvenuto nel 1312 – i beni dell’Ordine furono trasferiti ai Cavalieri Ospitalieri, in Sicilia e in tutto il mondo cristiano. Gli Ospitalieri subentrarono nella gestione della chiesa e dell’annesso ospizio, e dedicarono la Chiesa a San Giovanni Battista, ma dopo due anni Federico III d’Aragona affidò il sacro edificio ai padri Agostiniani. Questi occuparono l’edificio e ne ebbero cura, fino alla soppressione dell’Ordine, avvenuta nel 1869. In particolare, i padri ristrutturarono la Chiesa e la ampliarono, conferendole l’aspetto attuale. Successivamente Sant’Agostino divenne chiesa del Senato: in essa si tenevano i Consigli Generali e le più importanti cerimonie religiose. Nell’Ottocento, chiusa al culto, la Chiesa fu profondamente modificata. Il convento fu abbattuto. I bombardamenti del 1943 distrussero l’abside e una parte della navata, in seguito ricostruite.
Dell’assetto originario resta soltanto il prospetto principale. La facciata è a capanna e sul portale, dentro una nicchia, vi è una gigantesca Madonna col Bambino. Magnifico è il rosone ad archi intrecciati, scavato e cesellato in pietra delle cave di Pietretagliate; da esso partono colonnine convergenti nell’Agnus Dei centrale.

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La fontana di Saturno fu costruita nel 1342 dalla famiglia Chiaramonte per ricordare il primo acquedotto che porto l’acqua dal versante ericino dentro le mura della città. E’ sormontata dalla statua di Saturno, perché nell’età pagana il dio era considerato padre protettore di Trapani.

I Chiaramonte, illustre famiglia del Delfinato, essendo abitanti di Trapani, vollero fare un regalo alla città. Fecero arrivare l’acqua dal versante sud-est di Erice, grazie a canali sotterranei e ad archi sino alla fonte di S. Agostino, dotandola di una triplice tazza marmorea. Sessanta anni prima vi era stata posta una piccola vasca, che  riceveva l’acqua di un altra sorgente detta Mageslana (dal nome del padrone del luogo da cui scaturiva), ma si dovette  abbandonarla per il suo disgustoso sapore.

L’acqua che sgorgava dalla fontana venne detta “L’Acqua Chiaramonta”.

Purtroppo anche questa fontana  pubblica nel centro della città rimase senz’acqua, forse per la poca intelligenza idraulica. I pezzi dell’ acquedotto si andarono perdendo in qualche parte del nostro territorio meridionale.

Nell’anno 1603, Filippo III vedendo nella città una penuria d’acqua, si adoperò per la creazione di un nuovo monumento idrostatico. Quindi, autorizzato da una lettera del governo (datata 17 Agosto), vi portò, con un tratto di archi conduttori per la lunghezza di 12 miglia, l’acqua che scaturiva dalle sorgenti della contrada detta “Misericordia” (Valderice). Questa, passando accanto all’Antica porta Austriaca, s’introduceva  in città: dapprima passava nella fonte sopra al fosso del castello di terra, quindi al palazzo Senatorio (Palazzo Cavaretta), alla fontana di S. Agostino e a quella vicino la porta di mare, detta La Sirena (cosi chiamata per il bel simulacro marmoreo di quest’essere immaginario, bello e mostruoso, stante sul dorso di un delfino). Da li si divideva infine in altre cinque minori fontane situate, per la comodità degli abitanti, in diversi rioni della città.

 Scritto da Nicola Lepore il 29 Novembre 2011 http://www.allintrapani.it/

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